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L’Italia che sa di casa: la cucina diventa Patrimonio Unesco e noi riscopriamo chi siamo; e il caffè?


la cucina italiana è patrimonio dell'umanità

Ci sono notizie che profumano di storia prima ancora di essere commentate.Il riconoscimento della cucina italiana come Patrimonio Immateriale dell’Unesco è una di quelle pietre miliari che non riguardano solo i palazzi della politica, ma la vita quotidiana di ognuno di noi. È un traguardo che parla la lingua delle nostre nonne, dei nostri borghi, delle nostre tavole apparecchiate la domenica, dei nostri riti familiari. È tradizione, identità, comunità.


lollobrigida, meloni e giuli

E allora, prima di tutto, complimenti al Governo Meloni e al Ministro Lollobrigida, che hanno creduto in questo percorso e lo hanno portato fino al traguardo. Non era scontato: servivano visione, credibilità internazionale, capacità di negoziazione e soprattutto consapevolezza del nostro valore culturale.E grazie all’assessore Francesca Caruso, che ha riassunto tutto con parole perfette:“Ricordo, appartenenza, azione quotidiana che connette un’intera nazione.”Non è forse questa la cucina italiana? Un Paese intero che si riconosce in gesti semplici, ma eterni.


Chi ha ottenuto davvero questo riconoscimento? Tutti.

E quando dico tutti, intendo tutti i cuochi d’Italia: dagli stellati ai ristoratori di paese, dalle trattorie di montagna alle osterie delle nostre province, fino alle cucine delle mense, delle sagre, dei panifici, delle gastronomie.Una nazione che cucina è una nazione viva.Una nazione che tramanda ricette è una nazione che rifiuta l’oblio.Una nazione che valorizza il cibo è una nazione che ha ancora qualcosa da dire al mondo.


Il riconoscimento Unesco non è la vittoria di un’élite: è il frutto di milioni di mani.Di chi impasta, di chi frigge, di chi arrostisce, di chi soffrigge e di chi – semplicemente – mantiene viva una tradizione culinaria fatta di amore e disciplina.



caffè italiano

E ora? La domanda che dovremmo farci è un’altra.

Se la cucina italiana è patrimonio dell’umanità, perché non dovrebbe esserlo anche il nostro caffè espresso? Chi al mondo sa estrarre da sette grammi di polvere un rito, un gesto sociale, un atto di identità nazionale?Chi riesce a racchiudere in un sorso l’essenza stessa dell’italianità, la pausa che non è pausa, l’energia che non è solo caffeina ma quasi una dichiarazione d’esistenza?


Nessuno.Perché – diciamolo senza falsa modestia – siamo una nazione che non ha eguali, un Paese che quando crea cultura lo fa senza mezze misure, che quando trasforma la quotidianità la rende arte, che quando si siede a tavola compie un gesto politico prima ancora che gastronomico.

Allora sì, oggi festeggiamo un risultato straordinario. Ma da domani possiamo aprire una nuova sfida:


portare anche l’espresso italiano all’Unesco.

Perché se c’è una tradizione che va protetta, difesa e tramandata, è proprio quel sorso amaro e perfetto che ci accomuna tutti, dal bar di provincia all’aeroporto internazionale.

L’Italia è questa: unica al mondo.E ogni volta che il mondo se ne accorge, è un bene non solo per noi, ma per ciò che continueremo a essere.

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