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Studiare per diventare, non per scappare dal lavoro


bambini all'ingresso di una scuola

L’inizio dell’anno scolastico è sempre un momento speciale: aule che si riempiono, zaini colmi di libri, volti di ragazzi e ragazze pronti a riprendere il cammino della conoscenza. A tutti loro, e alle loro famiglie, rivolgo un sincero in bocca al lupo. Che questi mesi siano vissuti con entusiasmo e curiosità, perché lo studio non è un peso da sopportare ma un investimento su sé stessi.


C’è però una riflessione che voglio condividere, prendendo spunto da un dato inquietante: in Italia abbiamo circa 233.000 avvocati contro appena 165.000 idraulici. Negli ultimi dieci anni l’artigianato ha perso oltre 400.000 lavoratori, e solo nel 2023 si sono contati altri 72.000 addetti in meno. Un’emorragia che rende sempre più difficile trovare professionisti capaci per lavori fondamentali: la manutenzione di una casa, la riparazione di un impianto, la cura di ciò che ci circonda rischiano di diventare un lusso.


Perché succede questo? Alla radice c’è un problema culturale. Quante volte abbiamo sentito dire ai ragazzi: “Studia, se no vai a lavorare”. Una frase velenosa, che ha segnato intere generazioni. Ha trasformato lo studio in una fuga dalla fatica, e il lavoro in una punizione per chi “non è riuscito” a studiare abbastanza. Ma la verità è l’opposto: si studia per lavorare meglio, per diventare lavoratori e professionisti altamente qualificati, e si lavora per crescere, per mettere in pratica ciò che si è appreso, per contribuire al bene comune.


Oggi il 56% degli studenti sceglie i licei, solo il 31% gli istituti tecnici e appena il 13% i professionali. È una fotografia che dovrebbe farci riflettere. Senza falegnami, elettricisti, idraulici, meccanici, il Paese si ferma. Così come senza medici, insegnanti o ingegneri. Ogni professione ha una dignità, e tutte sono necessarie.


Il mio augurio ai giovani che oggi iniziano la scuola è questo: non vivete lo studio come un modo per evitare il lavoro, ma come la strada per diventare protagonisti della vostra vita. Non esistono lavori di serie A o di serie B: esistono solo competenze, passione e responsabilità. L’Italia ha bisogno di avvocati, sì, ma anche di idraulici. Ha bisogno di teste pensanti e di mani esperte. Ha bisogno di ragazzi che scelgano il proprio percorso con libertà e consapevolezza, senza farsi condizionare da frasi che appartengono al passato.


E forse, un domani, anche l’intelligenza artificiale potrà aiutarci a colmare i vuoti e a bilanciare questo squilibrio. Ma nessuna macchina potrà mai sostituire il valore di un uomo o di una donna che lavora con competenza e dedizione.

Perché studiare serve a diventare, non a scappare dal lavoro.

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