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Referendum 2025: occasione persa o grande boomerang?

di Francesco Carbone


A referendum concluso, è lecito porsi qualche domanda.Gli italiani sono davvero soddisfatti di come è

pencentuale di voti nelle regioni

stata gestita questa consultazione? È stato un esercizio utile di democrazia diretta o un gigantesco spreco di denaro pubblico, motivato più da logiche di propaganda che da reali esigenze del Paese?

Le urne parlano chiaro: affluenza al 30,58%, un flop sonoro.


Eppure, da sinistra, c’è chi tenta goffamente di rivendicare una “vittoria”, millantando numeri a sostegno di una presunta superiorità partecipativa rispetto all’area di centrodestra.Ma davvero è questo il metro di valutazione di una consultazione popolare?Conta chi porta più amici al seggio, o conta il fatto che il Paese ha chiaramente scelto di non farsi strumentalizzare?


🎯 Il nodo politico: referendum o comizio permanente?

In molti comuni italiani, questa tornata referendaria ha avuto effetti pesanti anche sul piano locale.Il caso più eclatante è Saronno, dove al secondo turno delle elezioni comunali, il centrosinistra ha recuperato 15 punti percentuali, ribaltando il risultato e vincendo contro il nostro candidato, Azzi. Come è stato possibile?


Semplice: il referendum ha funzionato da esca elettorale, portando al voto una fetta di elettorato che probabilmente sarebbe rimasta a casa.Il voto politico nazionale ha finito per inquinare un voto locale, che avrebbe dovuto premiare la competenza amministrativa.

E allora ci chiediamo: era davvero questo il senso originario del referendum, o è stato ridotto a strumento di pressione contro il governo?


🧾 Job Act e verità omesse

Altro punto centrale, colpevolmente ignorato da molti commentatori, riguarda il contenuto effettivo dei quesiti. Ben quattro dei cinque referendum erano attacchi diretti al Jobs Act, una riforma centrale e controversa che meriterebbe un dibattito serio, articolato e onesto.

Invito tutti a leggere l’approfondimento pubblicato su questo stesso blog da Franco Colombo, che ha analizzato con grande lucidità i veri effetti del Jobs Act e il perché della sua demonizzazione da parte di una certa sinistra sindacalizzata.

Ma possiamo davvero risolvere questioni così complesse con un sì o con un no?O servono confronto, mediazione, competenza, e lavoro parlamentare?



🇮🇹 Cittadinanza italiana: scongiurata la svendita

C’è però un fatto che considero il vero centro politico e culturale di questa consultazione:la proposta di ridurre da 10 a 5 anni il tempo minimo per ottenere la cittadinanza italiana.

Fortunatamente, grazie al fallimento del referendum, questa follia è stata scongiurata.

Perché non si tratta solo di un numero, ma di un principio.La cittadinanza italiana non è un premio a punti, né un diritto automatico dopo qualche anno di residenza.È un riconoscimento profondo, che comporta diritti enormi ma anche doveri.E deve essere riservata a chi dimostra, nel tempo, di voler davvero appartenere alla nostra Nazione.

Ricordiamoci che con la cittadinanza arrivano anche i diritti al ricongiungimento familiare fino al secondo grado di parentela, in molti casi legati a famiglie numerose,che si inseriscono nel sistema sanitario nazionale, già provato da liste d’attesa insostenibili.

Vogliamo estendere cure gratuite, scuola, sussidi, servizi, a interi nuclei familiari che magari hanno solo 5 anni di residenza e un contributo ancora minimo al sistema Paese?


🌏 Un confronto personale: vivere all’estero e non avere nulla

Qualche giorno fa, a pranzo con una coppia conosciuta tramite la scuola materna di mio figlio, ho avuto un confronto illuminante.Vivono a Busto Arsizio, ma per 11 anni hanno vissuto in Cina,dove il marito era comandante di una flotta aerea per una compagnia nazionale cinese: un ruolo prestigioso, con un contratto di alto livello.


Eppure, nonostante questo, non hanno mai ottenuto la cittadinanza cinese.Solo permessi temporanei da rinnovare ogni sei mesi.Nessuna tutela sanitaria, nessun diritto assistenziale.

Una volta, il marito ha avuto un incidente in motorino.Aveva ragione, ma essendo straniero, ha dovuto pagare tutto di tasca propria.Sì, anche con la ragione dalla sua parte.


Ma il culmine — il vero punto di rottura — è arrivato con la notizia della prima gravidanza.Per partorire il loro bambino, in un ospedale cinese, gli è stato chiesto un costo di circa 26.000 euro.

A quel punto hanno deciso di interrompere l’esperienza e rientrare in Italia.


Questo per dire che ci sono Paesi che non fanno sconti a nessuno.Nemmeno se sei una risorsa qualificata, nemmeno se risiedi da anni.


E noi qui stiamo discutendo se 5 anni bastano per concedere la cittadinanza italiana, con tutto ciò che essa comporta?


Il referendum è fallito, sì. Ma la battaglia culturale non è finita.Anzi, forse è appena cominciata.

Abbiamo evitato lo scempio della cittadinanza semplificata,ma dobbiamo continuare a vigilare, a raccontare, a spiegare.Perché la partecipazione politica è una cosa seria.E perché l’Italia merita rispetto, non semplificazioni.

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