Eolico volante: la Cina corre (e vola) a 1500 metri, mentre l’Europa si perde nelle follie green
- Francesco Carbone

- 6 set
- Tempo di lettura: 2 min

È diventato quasi grottesco: in Europa, tra Bruxelles e Strasburgo, si rincorrono imposizioni ideologiche mascherate da politiche ambientali, le cosiddette “follie green”, che finiscono per gravare su cittadini, imprese e territori senza produrre reali benefici. Si discute di blocchi ai motori termici, di limiti assurdi sulle caldaie domestiche, di tasse occulte sulla mobilità, mentre si costringono intere comunità ad accettare torri eoliche alte fino a 180 metri, con pale lunghe oltre 100 metri, che devastano paesaggi unici al mondo e consumano quantità enormi di acciaio e cemento.
E mentre noi litighiamo su come piazzare l’ennesimo parco eolico nel Mediterraneo o sulle Alpi, dall’altra parte del globo la Cina non solo corre, ma vola letteralmente a 1500 metri di quota.

La società S.A.W.E.S. Energy di Pechino ha infatti presentato la prima turbina eolica aerea da 1 MW, sospesa a un’altitudine mai raggiunta prima grazie a un aerostato gonfiato con elio, ancorato al suolo e dotato di 12 microgeneratori in fibra di carbonio. Il tutto per un peso complessivo di circa una tonnellata: un sistema leggero, efficiente e capace di sfruttare venti molto più stabili e potenti rispetto a quelli catturati dalle pale tradizionali.
Il paragone è impietoso: in Europa continuiamo a imporre un modello “verde” che stravolge il paesaggio e impone costi insostenibili, mentre in Cina si sperimentano soluzioni che riducono l’impatto visivo e ambientale e promettono rendimenti superiori.
Allora la domanda è inevitabile: quanto ancora dovremo sopportare l’ideologia cieca di Bruxelles prima di aprire gli occhi e puntare sull’innovazione vera?
La Cina ha già imboccato la strada della concretezza, con una tecnologia che “vola” ben oltre i limiti delle nostre torri eoliche. L’Europa, invece, rischia di restare intrappolata nelle sue ossessioni verdi, trasformando la transizione energetica in una gabbia ideologica anziché in un’opportunità di sviluppo.

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