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Auto elettrica: due anni di viaggio tra libertà, realismo e futuro dell’Italia




immagine di profilo di Francesco Carbone

Viviamo in un tempo in cui la parola transizione è diventata quasi un dogma. L’Unione Europea detta scadenze, impone limiti, proclama la “fine” dei motori endotermici come se il progresso potesse essere decretato per legge. Ma l’innovazione vera non nasce dall’imposizione: nasce dalla libertà di scegliere, di sperimentare e di comprendere.

Due anni fa ho scelto. Ho acquistato un’auto elettrica. Non per moda, né per ideologia, ma per curiosità, per convinzione e per coerenza con la mia visione dell’energia e della modernità. Dopo 80.000 chilometri percorsi, posso dirlo con chiarezza: è stata una scelta giusta. Ma anche che l’elettrico non è per tutti, almeno non ancora. Perché la transizione è un cammino, non una gara.


In due anni di utilizzo quotidiano, non ho mai cambiato una cinghia, un filtro, una frizione, né versato una goccia d’olio. La manutenzione si riduce all’essenziale: 4 pneumatici nuovi, il resto è silenzio, efficienza e piacere di guida. Chi prova un’auto elettrica lo capisce subito: la coppia immediata, l’assenza di vibrazioni, la fluidità assoluta. Guidarla non significa solo muoversi, ma percepire il viaggio in modo diverso, più rilassato e preciso.È una meccanica che lavora in armonia con te, senza intermediazioni né rumori di fondo.


Ogni chilometro che percorro nasce dal mio impianto fotovoltaico. Non c’è distributore, non c’è benzina, non c’è dipendenza. C’è solo energia pulita, rinnovabile, autoprodotta. È la dimostrazione che la sostenibilità vera è quella che si costruisce con la tecnica e con la consapevolezza, non con le ideologie. Anche nei lunghi viaggi, come le mie trasferte nel Sud Italia o le “maratone” lavorative — ad esempio Cesena andata e ritorno in un giorno — la ricarica non è mai stata un problema.Ho imparato a coincidere la pausa pranzo con il tempo di ricarica.Un quarto d’ora, mezz’ora al massimo, il tempo di un caffè o di una telefonata.Un modo nuovo di viaggiare, più calmo e razionale.


Elettrico sì, ma senza estremismi


Ho sempre difeso i motori endotermici dalle follie green imposte da Bruxelles. L’elettrico è una grande conquista tecnologica, ma non può essere imposto per decreto.Le transizioni si accompagnano, non si obbligano.


Serve tempo:

  • alle famiglie, per affrontare il costo del cambiamento;

  • alle imprese, per riconvertire la produzione;

  • ai meccanici e tecnici, per formarsi sulle nuove competenze;

  • alle infrastrutture, per diventare capillari e affidabili.


L’Italia ha il dovere di procedere con intelligenza e pragmatismo, non con slogan e scadenze irrealistiche.Perché una transizione forzata genera disuguaglianza, non progresso.


E permettetemi una parentesi anche se non sono un appassionato di supercar, riconosco che alcune auto non possono rinunciare al rombo. Una Ferrari, una Lamborghini o una Maserati non sono solo motori: sono "strumenti musicali di acciaio e benzina", sinfonie nate in officina. Spegnere quel suono sarebbe come togliere la voce a un tenore o la tela a un pittore.L’Italia è anche questo: ingegneria che diventa emozione, tecnica che si fa arte. Noi italiani siamo maestri nell’unire efficienza e bellezza, ragione e passione.Ecco perché la transizione ecologica, se deve essere fatta, deve essere a misura d’Italia: intelligente, graduale, concreta.Non per obbedire a Bruxelles, ma per continuare la nostra tradizione di innovatori.Perché il futuro della mobilità non sarà solo elettrico: sarà umano, razionale e consapevole.


Dopo due anni e 80.000 chilometri, la mia certezza è questa:l’auto elettrica funziona, e funziona benissimo. Ma serve una politica capace di accompagnare, non di imporre. Serve una visione che unisca sostenibilità e libertà, innovazione e rispetto per la nostra storia meccanica.

Il progresso non ha bisogno di ideologia, ma di tecnica, equilibrio e coraggio. Proprio come un buon motore elettrico o endotermico che sia ha bisogno di una sola cosa per andare lontano: essere guidato con coscienza.

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