Forum Sostenibilità 2025: il futuro si costruisce con l’uomo al centro
- Francesco Carbone

- 24 ott
- Tempo di lettura: 3 min

il 22 ottobre, ho avuto il piacere di partecipare a Roma al Forum della Sostenibilità 2025, organizzato da Il Sole 24 Ore presso l’Auditorium della Tecnica. Un evento che, come pochi, riesce a coniugare riflessione e concretezza, parlando di sostenibilità non come slogan, ma come percorso di trasformazione reale per imprese, istituzioni e persone.
La giornata è stata divisa in due parti: al mattino il focus sui giovani, che ha visto la partecipazione di studenti, docenti e figure di spicco del mondo accademico; al pomeriggio, invece, il forum delle imprese, a cui ho preso parte con grande interesse e dal quale torno con molti spunti.
Ascoltare i protagonisti del cambiamento
Ascoltare interventi autorevoli come quello del Ministro Gilberto Pichetto Fratin, del Direttore di Eni Luigi Sampaolo, e dei rappresentanti di aziende che stanno davvero trasformando le proprie filiere, è stato un momento di arricchimento personale e professionale.Si è parlato di sostenibilità come leva strategica, di innovazione responsabile, di cultura d’impresa e di come la transizione ecologica non debba mai essere disgiunta dalla competitività economica.
Mi ha colpito molto un concetto ricorrente: la sostenibilità non è un vincolo, ma una forma di libertà nuova. È la possibilità di scegliere di produrre, lavorare e innovare in modo più consapevole, con rispetto per il territorio e per le persone che lo abitano.

Durante le tavole rotonde, il confronto con diversi colleghi e professionisti è stato particolarmente stimolante.Ognuno portava la propria visione – chi legata all’energia, chi alla logistica, chi all’economia circolare – ma tutti condividevamo un punto di partenza comune: la sostenibilità non può prescindere dall’uomo, e soprattutto non può nascere da ideologie.
Perché se c’è una cosa che distingue l’Italia nel panorama europeo, è proprio la praticità del suo tessuto imprenditoriale.Le nostre imprese innovano, si rinnovano, ma lo fanno con i piedi per terra, con il realismo di chi deve ogni giorno bilanciare costi, energia, personale e mercati.Ecco perché servono politiche europee e nazionali pragmatiche, non ideologiche.Non abbiamo bisogno di imposizioni astratte o di modelli calati dall’alto, ma di strumenti concreti che accompagnino la transizione, senza snaturare la forza creativa e produttiva che da sempre caratterizza il Made in Italy.
La sostenibilità deve essere applicabile, misurabile e sostenibile anche economicamente.Solo così potrà diventare un valore reale e non una parola d’ordine buona per le conferenze ma lontana dalla vita quotidiana delle imprese.

Proprio da queste riflessioni nasce il mio nuovo libro, ormai quasi pronto alla pubblicazione.Un progetto a cui tengo profondamente, perché racconta l’essenza stessa della mia visione: “Il tempo dell’energia umana”.Un libro che non parla solo di energia nel senso tecnico o industriale, ma dell’energia che nasce dall’uomo – quella che genera idee, progetti, relazioni, cambiamenti.
L’energia umana è ciò che accende ogni rivoluzione.È l’uomo che pensa, progetta e innesta il processo tecnico, mentre la tecnologia e l’intelligenza artificiale diventano strumenti, amplificatori, conseguenze di quell’input originario.Ecco perché credo che la sostenibilità, prima ancora che ambientale o digitale, debba essere umana: fatta di equilibrio, responsabilità e passione.
Il Forum della Sostenibilità 2025 mi ha ricordato proprio questo. Che non esiste impresa sostenibile senza uomini e donne che credono nel futuro.E che la vera transizione non è solo quella energetica, ma quella etica e culturale, capace di riportare l’uomo al centro di ogni innovazione.
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