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Plastic-Free? No grazie. Il futuro sostenibile passa (anche) dalla plastica ben riciclata



Luglio è diventato il mese simbolo della battaglia contro la plastica. Ovunque si leggono slogan “plastic-free”, inviti a bandire bottiglie, cannucce, imballaggi. Eppure, mi chiedo: ha davvero senso dichiarare guerra alla plastica in nome della sostenibilità? O stiamo semplicemente inseguendo una moda che rischia di farci più male che bene?


bambino che beve un succo di frutta con una cannuccia di carta

Vi porto un esempio concreto, vissuto ogni giorno da chi, come me, ha un figlio piccolo. Estate, caldo, pausa merenda. Mio figlio beve il suo succo di frutta… ma la cannuccia non è più quella rigida di plastica, come usavamo noi da bambini. È di carta. Dopo due minuti si piega, si inzuppa, si rompe. Risultato? Il succo non si riesce più a bere e il cartone finisce spesso in bocca. È normale che un bambino ingerisca pezzi di carta mentre beve? È questo il progresso ecologico?

Il punto è che stiamo sostituendo un materiale funzionale, igienico e riciclabile, come la plastica, con soluzioni peggiori sotto tanti aspetti: dal comfort all’igiene, fino alla sicurezza.

E allora veniamo ai numeri, quelli veri, quelli che raramente passano nei grandi titoli: nel 2023 l’Italia ha avviato a riciclo oltre il 60% degli imballaggi in plastica, secondo i dati del CONAI. Parliamo di una filiera industriale che dà lavoro a più di 110.000 persone e che ogni anno genera oltre 12 miliardi di euro di valore aggiunto. Una sola tonnellata di plastica riciclata consente di evitare fino a 1,5 tonnellate di CO₂, più di qualsiasi sacchetto di carta brandizzato come “eco”.

Insomma, la plastica – se gestita bene – è una risorsa, non un problema. Il vero nemico non è il materiale, ma il comportamento scorretto di chi la getta per strada, nei tombini, nei mari. E per colpa di una minoranza maleducata, stiamo imponendo a tutti gli altri soluzioni peggiori, più costose e meno funzionali.

cannuccia di plastica Vs cannuccia di carta

Chi conosce il mondo produttivo lo sa. Vi faccio due esempi di eccellenze italiane che operano ogni giorno in questa direzione. Il Gruppo CAP, gestore pubblico del servizio idrico lombardo, ha adottato imballaggi tecnici riciclati e soluzioni innovative per ridurre l’impatto ambientale. La FOR REC, azienda italiana leader nella progettazione di impianti di riciclo, dà ogni giorno nuova vita alla plastica post-consumo, trasformandola in materia prima per nuove produzioni.

E allora perché questa crociata ideologica contro la plastica? Siamo davvero disposti a credere che una cannuccia di carta che si scioglie in bocca sia più sostenibile di una plastica rigida riciclabile?Siamo sicuri che bandire la plastica migliori l’ambiente, o stiamo solo comprando una narrazione di comodo, che piace perché fa sentire tutti un po’ più “green”?


La verità, se vogliamo dirla, è che la sostenibilità si fa con la testa, non con le mode. Bisogna guardare al ciclo di vita dei materiali, al costo ambientale della loro produzione, al loro riciclo reale. La plastica – quella buona, progettata per durare o per essere riciclata – vince su tanti altri materiali anche per impatto complessivo.

Dovremmo iniziare a dirlo forte: non serve eliminare la plastica. Serve educare, investire in raccolta, sanzionare chi inquina, e premiare chi ricicla. Serve responsabilità, non proibizionismo.Serve realismo, non propaganda.

Il futuro non sarà né tutto di plastica, né tutto di carta. Ma sarà fatto di scelte intelligenti, tecnologiche e consapevoli. Perché la vera ecologia non si misura con l’etichetta sul pacchetto, ma con i risultati lungo tutta la filiera.

E se davvero vogliamo tutelare l’ambiente, forse dovremmo smettere di criminalizzare la plastica… e iniziare a criminalizzare la maleducazione.

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