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Idrogeno: serve una scelta consapevole, non una moda


✍️ di Francesco Carbone


Tutti parlano di idrogeno. Ma quanti sanno davvero di cosa parlano?

Negli ultimi tempi, ovunque si parla di idrogeno come della chiave per il futuro sostenibile della mobilità. Titoli entusiasti, inaugurazioni in grande stile, interviste piene di promesse. Ma davanti a tanto entusiasmo, una domanda mi sorge spontanea: quanti di quelli che parlano di idrogeno conoscono davvero come funziona?

E no, non è una provocazione. È una domanda seria, perché quando si parla di energia – e soprattutto di soldi pubblici investiti in tecnologie – è fondamentale avere consapevolezza tecnica. E allora partiamo da qui: cos'è davvero un veicolo a idrogeno?


L’idrogeno non fa muovere nulla da solo

Un veicolo a idrogeno non brucia l’idrogeno. Non ha un motore termico. Non è nemmeno così diverso da un’auto elettrica. Perché in realtà… è un’auto elettrica.

Sì, hai capito bene. Il motore è elettrico. Solo che, invece di ricaricare una batteria alla presa, si produce l’energia a bordo, grazie a un sistema chiamato cella a combustibile (processo contrario di come viene prodotto).


Funziona così:

  • si immette l’idrogeno in un’apposita cella, dove si separa in protoni ed elettroni;

  • gli elettroni vengono forzati a passare in un circuito esterno, producendo corrente elettrica;

  • quella corrente alimenta il motore elettrico, che fa muovere il mezzo.


Alla fine del processo, protoni ed elettroni si ricombinano con l’ossigeno dell’aria e rilasciano… vapore acqueo. Nessuna emissione nociva, zero CO₂ allo scarico. Tutto molto bello.


Ma attenzione: per arrivare a quel vapore acqueo serve un processo lungo ed energivoro.


E se invece usassimo direttamente l’elettricità?

Ecco il nodo cruciale. Tutta l’energia che serve a produrre, comprimere, trasportare e riconvertire l’idrogeno… potremmo usarla direttamente.

Immagina questo:

  • Prendi 100 kWh di energia solare o eolica;

  • Li usi per produrre idrogeno tramite elettrolisi (già qui perdi un 30%);

  • Poi lo comprimi, lo trasporti e lo immagazzini (altri 15–20%);

  • Infine lo riconverti in elettricità a bordo del mezzo (altri 40% se ne va).

Risultato: alla ruota ne arrivano circa 25 su 100. Con l’elettrico a batteria, invece, ne usi 75–80 su 100. Tre volte di più.


schema di rendimento elettrico Vs idrogeno

Quindi sì, l’idrogeno è affascinante. Ma se l’obiettivo è spostare persone in città, non ha senso logico né economico preferirlo all’elettrico puro.


Ma c’è un ambito in cui l’idrogeno ha perfettamente senso

E qui veniamo al punto che da tempo sostengo, pubblicamente; l’idrogeno verde va utilizzato per il trasporto ferroviario partendo dalle reti ferroviarie non elettrificate.

Ci sono ancora decine di tratte ferroviarie locali, in tutta Italia, dove passano treni diesel perché l’elettrificazione costerebbe troppo. In queste aree – spesso rurali, industriali o semi-abbandonate – c’è spazio per impianti fotovoltaici su terreni incolti, lungo le linee ferroviarie stesse.

Produzione a chilometro zero, senza gravare sulla rete elettrica nazionale. Idrogeno usato in loco, senza trasporto su gomma, senza compressione estrema. Un ciclo energetico virtuoso, pulito, localizzato.

E mentre usiamo l’idrogeno dove è davvero utile, liberiamo energia elettrica per alimentare mezzi leggeri, bus urbani, tram, veicoli privati. Così si ottimizza il sistema. Così si fa davvero transizione ecologica.

Ed è qui che voglio rilanciare con una proposta concreta che ho già trattato in precedenti articoli: riconvertire alcune tratte ferroviarie da elettriche a idrogeno, per restituire alla rete migliaia di megawattora ogni anno. Un’energia oggi impiegata per il trasporto su rotaia, che potrebbe invece essere reindirizzata alla mobilità pubblica urbana, ai bus elettrici, ai tram, alle ricariche intelligenti.

In pratica:

  • Si tolgono chilometri di linee elettrificate dove il passeggero e il cargo possono viaggiare con treni a idrogeno;

  • Si produce l’idrogeno localmente, lungo le tratte;

  • Si recupera energia sulla rete nazionale, che può essere impiegata per elettrificare città, quartieri, trasporti collettivi.


Una strategia win-win. Più autonomia energetica, meno pressione sulla rete, e una gestione più efficiente delle risorse. Questa è vera transizione. Questa è visione industriale e territoriale.


Idrogeno sì, ma con testa. E dove serve davvero.


11 commenti

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Ospite
09 lug
Valutazione 5 stelle su 5.

Si capisce che sei uno che ci lavora e non uno che fa teoria sui social

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Ospite
09 lug
Valutazione 5 stelle su 5.

Hai fatto una critica tecnica mantenendo rispetto e stile. Questo ti fa onore e dà forza al tuo messaggio.

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Ospite
09 lug
Valutazione 5 stelle su 5.

Bravo Fra! mi piace come riesci a essere tecnico ma anche molto chiaro. Io non sono del settore ma ho capito tutto. È raro trovare gente che sa spiegare così bene.

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Ospite
08 lug
Valutazione 5 stelle su 5.

Leggendo il tuo articolo mi sono reso conto che troppe volte le decisioni sull’energia sono ideologiche. Tu invece proponi una strategia che parte dalla tecnica. Applausi.

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Ospite
08 lug
Valutazione 5 stelle su 5.

È questa la politica dell’energia che vogliamo: meno slogan e più visione. Se ci fossero più tecnici come te al servizio delle istituzioni, l’Italia correrebbe davvero.

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