Di Fabio Longhin

Nel precedente articolo abbiamo esplorato "Decadenza" come un ponte tra passato e futuro, una riflessione sulla fragilità della nostra epoca e sulle scelte che plasmeranno il domani. Abbiamo scoperto come la materia stessa – il cioccolato, l'“oro degli dèi” – diventi simbolo di questa precarietà, incarnando la dualità tra bellezza e dissoluzione. Ma cosa accade quando un’opera non è pensata per durare? Quando il suo destino è quello di essere distrutta?
L’arte è eterna o effimera? Possiamo accettare di distruggere un’opera per comprenderne il senso?
Queste sono le domande che stanno dietro "Decadenza", la prima opera nata dalla collaborazione con UrbanSolid. Realizzata interamente in cioccolato, questa scultura non è fatta per resistere nel tempo. È destinata a sciogliersi, a sgretolarsi, a dissolversi sotto gli occhi dello spettatore. Il volto di una donna, sospeso tra il bello e il disturbante, diventa il simbolo di un equilibrio precario. Ma c’è un aspetto ancora più provocatorio: l’opera richiede un atto di distruzione.

Rompere il volto di "Decadenza" non è solo un gesto fisico, ma un’esperienza emotiva che mette in discussione il nostro rapporto con l’arte e il tempo.
Se la prima opera gioca sulla fragilità della materia, la seconda – "Icon" – affronta una decadenza più profonda: quella della cultura. Un simbolo classico della bellezza cade rovinosamente su un oggetto di guerra, creando un cortocircuito visivo ed emotivo.
Ma cosa significa davvero questa immagine? E perché oggi la cultura è sempre più a rischio? Nel prossimo articolo esploreremo il significato di "Icon" e il messaggio che porta con sé.
Continuate a seguirci ogni venerdì per un nuovo capitolo in questo dialogo tra arte e realtà, dove ogni pezzo si costruisce sull'altro, esplorando non solo la creatività artistica ma anche il suo impatto culturale e sociale.
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