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1° Maggio: il Lavoro è dignità. Ma chi difende chi crea lavoro?

di Francesco Carbone


immagine di copertina primo maggio

Ogni anno, il Primo Maggio torna a ricordarci che il lavoro è molto più di una fonte di reddito. È ciò che ci dà identità, che ci inserisce nella società, che ci permette di costruire un futuro per noi e per le nostre famiglie. Il lavoro, quello vero, quello dignitoso, onesto e sicuro, è uno dei pilastri della nostra civiltà. È un diritto, sì, ma anche un dovere. Ed è un valore culturale, prima ancora che economico. Oggi celebriamo i lavoratori. Ed è giusto farlo. Ma da lavoratore, da imprenditore, da uomo che ogni giorno si rimbocca le maniche per portare avanti un’attività, non posso non porre una domanda: chi celebra – e chi difende – coloro che il lavoro lo creano?


L’Italia delle PMI: cuore pulsante e spesso dimenticato

Nel nostro Paese, la vera spina dorsale dell’economia non sono le multinazionali o i colossi finanziari. Sono le piccole e medie imprese. Artigiani, commercianti, tecnici, imprenditori, spesso famiglie intere che da generazioni si tramandano competenze e sacrifici. Sono loro che assumono, che formano, che pagano stipendi, contributi, tasse. Ma troppo spesso sono anche i più dimenticati, i più oppressi da una burocrazia cieca, da un fisco punitivo e da una retorica politica che ignora la realtà quotidiana del fare impresa in Italia. Con tutto il rispetto per le parole del Presidente Mattarella – che richiamano l’urgenza di lavori dignitosi e retribuzioni adeguate – sento il bisogno di dire che queste parole, per quanto nobili e condivisibili nei principi, suonano lontane dalla quotidianità di chi deve ogni mese fare quadrare i conti, tra bollette, fornitori, stipendi e adempimenti infiniti.


Un governo che (finalmente) ascolta

Dobbiamo però riconoscere con onestà che il Governo Meloni sta smuovendo le acque, e lo sta facendo con decisione. Finalmente si parla di semplificazione, di riduzione del cuneo fiscale, di incentivi alle assunzioni e di difesa del made in Italy. Si sta tentando, dopo anni di immobilismo, di riconoscere il ruolo strategico delle PMI nel tessuto economico e sociale del nostro Paese. È un lavoro difficile, ma concreto. E proprio per questo auspico che questo governo duri il più a lungo possibile, perché la strada intrapresa è quella giusta: meno retorica e più pragmatismo.

ministro urso in trattativa beko

Un esempio chiaro lo abbiamo avuto anche nella nostra provincia di Varese, dove è stato scongiurato un grave rischio occupazionale grazie all’intervento del Governo centrale e alla determinazione del Ministro Urso, che si è speso in prima persona nella vicenda BEKO, salvaguardando centinaia di posti di lavoro e dimostrando che la politica, quando vuole, può essere realmente al servizio del Paese.


La dignità non sta solo nel salario, ma nella sostenibilità

È giusto parlare di salari dignitosi. È doveroso condannare ogni forma di sfruttamento. Ma non possiamo dimenticare che per garantire lavoro dignitoso, le imprese devono essere messe nelle condizioni di sopravvivere, crescere, investire. È dignitoso anche poter lavorare per sé stessi, senza sentirsi colpevoli di voler guadagnare, senza doversi giustificare ogni volta che si cerca di far funzionare un’azienda.

La dignità sta anche nel non dover chiudere, nel poter assumere senza paura, nel poter pianificare senza l’incubo delle normative che cambiano ogni sei mesi.


Per un Primo Maggio di verità e coraggio

Celebrare il lavoro, oggi, significa anche affrontare con onestà il grande tema della sostenibilità economica del sistema produttivo italiano. Significa ascoltare chi investe, rischia, crea valore e opportunità. Significa capire che senza un tessuto imprenditoriale sano, nessuna politica per il lavoro potrà mai essere efficace.

Oggi il mio pensiero va a tutti i lavoratori, dipendenti e autonomi. A chi si alza presto la mattina. A chi ha una divisa, un camice, una tuta, una partita IVA. A chi lavora nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi, negli uffici. A chi è stanco ma non si arrende. A chi non ha più voglia ma resiste. A chi spera ancora in un futuro migliore, e a chi lo sta costruendo, con fatica, giorno dopo giorno.


Ma il mio pensiero va anche a chi – tra mille difficoltà – continua a creare lavoro. Perché senza chi crea lavoro, non ci sarà nulla da celebrare nei prossimi 1° maggio.

Buon Primo Maggio a tutti i lavoratori, a chi sta cercando un impiego e ai giovani che presto entreranno nel mondo del lavoro.


Che sia una giornata di riflessione, di orgoglio e di speranza.

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