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L’innovazione che sta cambiando il futuro dei nostri oceani: cosa puoi fare tu?

di Linda Bighetti

immagine di linda bighetti

Hai mai riflettuto su dove finisce la plastica che usiamo ogni giorno? Le bottiglie, i sacchetti, gli imballaggi… gran parte di questi rifiuti, se non correttamente smaltiti, finiscono nei nostri oceani. Ogni anno, milioni di tonnellate di plastica invadono i mari, mettendo in pericolo gli ecosistemi marini e, a lungo termine, anche la nostra salute. Ma fortunatamente, qualcuno sta cercando di cambiare le cose. The Ocean Cleanup, un’organizzazione guidata dall’innovatore Boyan Slat, ha preso in mano la situazione con soluzioni che potrebbero fare davvero la differenza. E ora è il momento di chiederci: che ruolo possiamo giocare noi in tutto questo?


Un’idea che può rivoluzionare il futuro: la barriera galleggiante


Immagina un oceano libero da plastica. Utopico? Non per The Ocean Cleanup. Il problema dell’inquinamento marino da plastica è enorme, e le soluzioni tradizionali, come l’uso di navi e reti, richiederebbero decenni e costi insostenibili per affrontare solo una parte del problema.


The Ocean Cleanup ha avuto un’intuizione straordinaria: perché non sfruttare le forze della natura per raccogliere i rifiuti? Hanno creato un sistema di barriere galleggianti che sfruttano vento, onde e correnti per convogliare la plastica in un punto, rendendo la pulizia degli oceani molto più efficiente. Semplice, vero? Ma rivoluzionario. Se utilizzato su larga scala, potrebbe ridurre del 50% i rifiuti plastici presenti negli oceani ogni cinque anni. È straordinario pensare che un’idea così semplice possa cambiare il destino dei nostri mari.


Pulizia, ma anche prevenzione: un doppio fronte di lotta


Ma la verità è che ripulire non basta. Non possiamo continuare a versare plastica negli oceani e sperare di risolvere tutto semplicemente “raccogliendola” dopo. The Ocean Cleanup lo sa bene, e per questo ha sviluppato l’Interceptor™, un sistema che intercetta la plastica nei fiumi, impedendo che raggiunga gli oceani.


Perché è nei fiumi che inizia il viaggio della maggior parte della plastica che finisce in mare. Bloccarla alla fonte è un passo fondamentale. Pensaci: ogni pezzo di plastica che evitiamo di far arrivare negli oceani è un pezzo in meno che danneggia l’ambiente e la nostra salute.


E noi? Non possiamo restare a guardare


Tuttavia, mentre tecnologie come quelle di The Ocean Cleanup sono essenziali, dobbiamo fermarci a riflettere su un punto fondamentale: perché siamo arrivati a questo? Perché dobbiamo investire miliardi per rimediare a danni che noi stessi, con la nostra inciviltà, abbiamo causato?


Pensiamoci un attimo: la plastica è un materiale versatile, economico e, quando ben gestito, facilmente riciclabile. In molte situazioni è persino più sostenibile rispetto alle alternative. Eppure, a causa dell’uso irresponsabile e del mancato riciclo, ci siamo trovati a dover rinunciare alla plastica per passare a cannucce di carta e bicchieri di cartone, spesso meno igienici e performanti. Ma ha senso tutto questo? Non sarebbe meglio educare e responsabilizzare, anziché costruire costose infrastrutture o sostituire materiali efficaci?



Il vero cambiamento parte da noi

l'immagine rappresenta dei ragazzi in età scolare che fanno giardinaggio

Ora, chiediti: cosa possiamo fare, noi, nel nostro piccolo? Se tutti adottassimo comportamenti più responsabili, riducendo l’uso di plastica monouso e smaltendola correttamente, quante risorse potremmo risparmiare?


Non possiamo delegare tutto alla tecnologia e alle grandi opere. Certo, The Ocean Cleanup sta facendo un lavoro straordinario, ma non possiamo lasciare che siano solo progetti giganteschi a prendersi cura del nostro pianeta. Dobbiamo fare la nostra parte. Ogni volta che getti una bottiglia di plastica nel bidone giusto, ogni volta che scegli una soluzione più sostenibile, stai contribuendo a prevenire futuri disastri.


Come finanziare questi progetti? La mia proposta


E c’è di più. Le attività come quelle di The Ocean Cleanup dovrebbero essere finanziate non solo attraverso donazioni o iniziative private, ma anche dai proventi delle tasse generate dalle aziende che operano in modo poco virtuoso. Parlo di quelle aziende che producono con elevati consumi di energia, che non rispettano le norme di smaltimento dei rifiuti, che sfruttano lavoratori o inquinano il pianeta. Nel mio libro, L’energia che ha reso possibile le 5 rivoluzioni industriali, propongo proprio una legge che preveda che queste aziende contribuiscano attivamente a risolvere i problemi ambientali che esse stesse hanno causato.


È ora di fare un passo avanti. Non possiamo più permettere che siano solo le aziende virtuose o i singoli cittadini a portare il peso del cambiamento. Chi inquina, paga. E quei fondi dovrebbero essere utilizzati per finanziare progetti di pulizia, ricerca e innovazione come quelli di The Ocean Cleanup.


Il futuro dei nostri oceani è nelle nostre mani


Progetti come The Ocean Cleanup ci mostrano che cambiare rotta è possibile. Ma la tecnologia da sola non basta. Serve un cambiamento di mentalità, un impegno quotidiano da parte di tutti noi. Non possiamo permetterci di continuare a inquinare sperando che qualcuno ripulisca al posto nostro. Dobbiamo agire ora, ognuno nel proprio piccolo.


Il futuro dei nostri oceani dipende dalle nostre scelte di oggi. Sei pronto a fare la tua parte?


Linda

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