Le comunità energetiche costituiscono un nuovo modo di vivere l’energia, condividendola; nell’immediato futuro saranno sicuramente un motore dello sviluppo degli impianti fotovoltaici e della transizione energetica. Ad oggi in Italia abbiamo installato poco più di 20 GW di impianti di produzione di energia rinnovabile e dobbiamo raggiungere un obiettivo di almeno 50 GW entro il 2030, in particolare, l'obiettivo prevede di coprire il 55,0% dei consumi finali elettrici lordi con energia rinnovabile. Il 2030 riporta un’altra importante scadenza, in ambito automotive con il taglio delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, previsto dal recente pacchetto europeo “Fit for 55”, e il target che si è posto il governo Italiano con il PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), di raggiungere la quota di 6 milioni di auto elettriche; è facilmente intuibile che il fabbisogno di energia elettrica è destinato a crescere significativamente, probabilmente l’obbiettivo dei 50 GW nel 2030 (ammesso che sia raggiunto) sarà già obsoleto. Secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, il fabbisogno del 2021 è stato pari a 318,1 miliardi di kWh, un valore in aumento del 5,6% rispetto al 2020 e in linea (-0,5%) con i livelli pre-Covid del 2019.
Cosa può fare il cittadino? Molto, anzi moltissimo. Prima di tutto consumare meglio l’energia e poi anche autoprodursela mediante dei piccoli impianti fotovoltaici accoppiati a sistemi di accumulo, oppure partecipando alle comunità energetiche, in questo modo i cittadini avranno un ruolo attivo nella produzione di energia green, favorendo la produzione e diminuendo i consumi, limitando gli sprechi della rete di distribuzione (significativi oltre la cabina primaria di trasformazione). In altre parole, i privati si trasformeranno in produttori e godranno di tariffe più basse. Un pratico esempio può essere la classica situazione di un condominio, dove le famiglie che vi risiedono potranno attingere all'elettricità prodotta dall’impianto fotovoltaico condominiale per il proprio fabbisogno energetico e l’energia prodotta non avrà la grossa limitazione di convergere solo sui consumi relativi agli impianti delle parti comuni quali, ascensore, luci scale e poco altro. Un altro esempio di facile realizzazione è una comunità energetica fatta di imprenditori situati una stessa area industriale, i quali potranno investire congiuntamente in un unico impianto fotovoltaico e condividere l’energia prodotta consumandola direttamente, immettendola nella rete oppure stoccandola in sistemi di storage. Uno strumento molto utile per consentire un veloce sviluppo delle comunità energetiche è il crowdfunding, tale strumento di finanziamento può facilmente portare ad una democratizzazione degli investimenti nel settore energetico, offrendo la possibilità ai cittadini di partecipare anche con importi limitati e trarne benefici economici. Cosa vuol dire consumare meglio l’energia? Si potrebbero sostituire le vecchie caldaie con quelle nuove a pompa di calore, cambiare i vecchi elettrodomestici con modelli più performanti, eseguire dei relamping e non tralasciare l’ottimizzare dei carichi per i cicli di lavaggio di lavatrici, asciugatrici e lavastoviglie. Un contributo concreto da parte del Governo si otterrebbe anche solo nominando un commissario straordinario, che avrebbe il compito di semplificare gli infiniti processi di carattere burocratico che ostacolano gli investitori e le imprese del settore delle energie rinnovabili. Ad esempio, richiedendo dichiarazioni con asseverazioni da parte dei professionisti al posto di valutazioni svolte da commissioni interne agli enti. Altri importanti compiti che il commissario incaricato dovrebbe svolgere sono: la trasformazione del GSE (il gestore dei servizi energetici), da ente di mero controllo a sportello tecnico di supporto ai professionisti che redigono le richieste di allaccio dei vari impianti. In questo modo si ridurrebbe il tempo per la messa in esercizio degli impianti di produzione, eliminando i vincoli di potenza degli impianti di produzione, garantire un accesso semplificato ai certificati bianchi, oltre all’erogazione di finanziamenti per la ricerca di nuove tecniche di produzione e semplificazione normative di riferimento. Tutto questo creerebbe sicuramente una strada molto più veloce e percorribile alla transizione energetica in atto.
Occorre inoltre una modifica all’utilizzo dei fondi del PNRR per progetti di efficientamento delle reti di distribuzione, il rifacimento di cabine di trasformazione MT/BT obsolete considerando il loro potenziamento adeguandole ai carichi previsti per il 2030.
FRANCESCO CARBONE
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