“Ripeto ancora oggi a me stesso che la mia scelta fu buona, e feci bene a seguire il mio maestro. Quando infine ci separammo, egli mi fece dono delle sue lenti, poi mi abbracciò con la tenerezza di un padre e mi disse: "Tu hai vissuto in questi giorni, povero ragazzo, una serie di avvenimenti in cui ogni retta regola sembrava essersi sciolta. Ma l'anticristo può nascere dalla stessa pietà, dall'eccessivo amor di Dio o della verità, come l'eretico nasce dal santo e l'indemoniato dal veggente; e la verità si manifesta a tratti anche negli errori del mondo, cosicchè dobbiamo decifrarne i segni, anche là dove ci appaiono oscuri e intessuti di una volontà del tutto intesa al male". Non lo vidi più, nè so che cosa si accaduto di lui, ma prego sempre che Dio abbia accolto l'anima sua e gli abbia perdonato i molti atti di orgoglio che la sua fierezza intellettuale gli aveva fatto commettere. Ma, ora che sono molto, molto vecchio, mi rendo conto che di tutti i volti che dal passato mi tornano alla mente, più chiaro di tutti vedo quello della fanciulla che ha visitato tante volte i miei sogni di adulto e di vegliardo. Eppure, dell'unico amore terreno della mia vita, non avevo saputo, ne seppi mai, il nome”
Con queste parole, la voce di Adso da Melk chiude un grande film, figlio di un capolavoro della letteratura. I due protagonisti, allontanandosi dal monastero benedettino teatro della storia, riprendendo il loro viaggio nel gelido inverno dell’Italia settentrionale: è il 1327, tardo medioevo, anni di Papi romani e di Antipapi ad Avignone, anni follia religiosa, di ricerca delle eresie, di inquisizione, di torture. In questo periodo, finite le Crociate in terra Santa, nasce per molti la necessità di raggiungere i luoghi simbolo della Cristianità, sacrificando parte della propria vita su vie lunghe e faticosa, alla ricerca di una grazia, di un perdono o più semplicemente di un obiettivo.Cambiando forse la stagione (o forse anche no …) propongo questa immagine tratta dal film di J.J. Annaud come punto di partenza, come approccio di riscoperta, come proposta medioevale di lentezza, di sacrificio e di meditazione. Per tornare ad apprezzare, e forse a maledire la, frenetica ed agiata, nostra vita moderna. Che Voi siate credenti oppure no, che Voi siate alla ricerca di una motivazione profonda o solo di un obiettivo sportivo, se pensate che una spensierata ragione iniziale possa poi avere uno sviluppo interiore, queste pagine potranno essere un'idea per scoprire la nostra Provincia e qualche piccolo tesoro nascosto. Qualcuno lo troverà nei siti visitati, nella loro bellezza o nella loro storia. Qualcuno invece lo troverà dentro di se, nella propria storia nella propria bellezza. Rubando l'idea al Prof. Donti (che vi consiglio di cercare ed ascoltare), riprendiamoci il bene più prezioso, riprendiamoci il tempo: provate a prendere un foglio bianco su cui disegnate due punti, A e B; mostrandolo ad un amico, chiedete di tracciare la miglior strada per andare da un punto all’altro: il risultato sarà certamente una linea retta; la quasi totalità delle persone traccerà una linea veloce, decisa ed immediata. Se chiedete la stessa cosa ad un bambino probabilmente il risultato sarà diverso. Perché lui vedrà il gioco, il divertimento, inconsciamente la scoperta. Mentre è chiaro che, per noi adulti, la strada migliore è la più veloce.
Si … se hai fretta si, altrimenti anche no. Con decine di interessi, appuntamenti ed obbiettivi, l'importante è fare veloce ed il viaggio è tempo perso. Ma cambiando prospettiva, in una strada più lunga, più tortuosa e ricercata potrai vedere più cose, fare più esperienze, conoscere più persone ed il viaggio inizierà subito, inizierà sicuramente prima della destinazione. Il viaggio sarà immediatamente viaggio e non trasferimento. E la lentezza, la precarietà, la fatica diventeranno fatti positivi. Questo è il segreto dei famosi cammini che tutti conosciamo, niente di nuovo. Un viaggio che ogni sera ha una meta fisica, ma in cui la vera metà è invisibile, costruita lentamente su ogni passo.
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