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L’Italia dei Conservatori: riflessioni da Roma sul presente e sul futuro della nostra identità politica


fotografia che ritrae Francesco Carbone e Francesco Giubilei

Il 1° aprile ho avuto l’onore di essere a Roma, ospite della prima presentazione del nuovo libro di Francesco Giubilei, “L’Italia dei conservatori”. Un volume poderoso – circa 500 pagine – che racconta la storia del pensiero conservatore in Italia, dalle radici dell’antica Roma fino all’attuale governo guidato da Giorgia Meloni.


Un’opera monumentale, frutto di una ricerca meticolosa, di uno studio appassionato e di una straordinaria capacità di sintesi. Si percepisce fin dalle prime pagine la profondità del lavoro svolto da Giubilei: non una semplice raccolta di nomi e date, ma un viaggio coerente e coinvolgente tra idee, uomini, valori, lotte e risorgimenti.



Un dibattito che lascia il segno

Durante la presentazione, insieme all’autore, sono intervenuti Nicola Porro, Italo Bocchino e Francesco Rutelli. Ognuno con una prospettiva diversa, ma tutti animati da una volontà comune: offrire una riflessione seria, articolata e onesta sul ruolo che il conservatorismo può e deve giocare nell’Italia di oggi e, più in generale, nell’Occidente contemporaneo.

In particolare, mi ha colpito una frase di Italo Bocchino:

“Questa opera ci voleva proprio. Mancava. E arriva in un momento cruciale, in cui la destra italiana ha un’enorme necessità di consolidare una nuova classe dirigente multilivello.”

Una riflessione lucida, che condivido pienamente. Non possiamo limitarci ad amministrare l’esistente: dobbiamo formare, guidare, coltivare visione e competenze, costruendo un ponte tra passato e futuro.


fotografia che ritrae i relatori della presentazione del libro

Essere conservatori oggi: un paradosso? O un’urgenza?

Molti, ancora oggi, fraintendono il significato del termine “conservatore”. Pensano sia sinonimo di immobilismo, nostalgia o chiusura. Ma conservare non è resistere al cambiamento. È piuttosto scegliere consapevolmente cosa difendere mentre il mondo cambia. È il contrario del subire. È la forza di orientarsi in mezzo alla tempesta della modernità, senza perdere la bussola dei valori.


Benedetto Croce, uno dei grandi riferimenti del pensiero italiano, ci ha insegnato che la libertà è un bene da conquistare e custodire ogni giorno. Indro Montanelli, spesso scomodo e mai allineato, parlava di una destra “che non odia, non invidia, ma costruisce”. E Guglielmo Giannini, attraverso il suo “Uomo qualunque”, ci ha ricordato quanto conti la voce dei cittadini normali, che tengono in piedi l’Italia concreta.


In fondo, anche Giorgia Meloni incarna oggi questo spirito: un conservatorismo moderno, fiero, determinato, che non ha paura di chiamare le cose con il loro nome e di dare risposte pratiche ai problemi reali. Non solo ideali, ma scelte politiche concrete.


immagine che ritrae la dedica che Giubilei ha scritto a Carbone

Il conservatorismo nelle mani di chi fa, non solo di chi pensa

Da uomo d’impresa e da uomo di azione, questo è il conservatorismo che riconosco e che voglio vivere: quello che entra nei cantieri, nei consigli comunali, nelle scuole, nelle fabbriche e nelle famiglie. Un pensiero che non si limita a celebrare il passato, ma lo usa come leva per fare meglio nel presente e nel futuro. Ed è qui che “L’Italia dei conservatori” diventa più di un libro: è uno strumento di formazione, un invito a pensare e a costruire. Perché oggi più che mai serve una classe dirigente nuova, radicata nei valori ma capace di parlare ai giovani, alle imprese, al territorio.


E allora la domanda è: che cosa vogliamo conservare?

Vogliamo conservare l’onestà? Il merito? La responsabilità individuale? L’identità culturale e nazionale? Se la risposta è sì, allora dobbiamo avere il coraggio di trasformare il pensiero conservatore in un motore di rinnovamento e sviluppo.


Io, nel mio piccolo, ci sto provando.E voi?

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