Il gesto della sindaca Zeller resterà per sempre. E la politica arretra, centimetro dopo centimetro
- Francesco Carbone
- 21 mag
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di Francesco Carbone

La sindaca Zeller ora potrà dire tutto ciò che vuole. Potrà giustificarsi, rettificare, spiegare. Ma nulla, davvero nulla, potrà cancellare il gesto che Katharina Zeller ha compiuto nei primi minuti del suo mandato da sindaca di Merano: togliersi la fascia tricolore.
Un gesto simbolico, certo. Ma la politica è fatta, spesso, più di simboli che di parole. È fatta di segni, di rituali, di rispetto per quei valori che fondano la nostra Repubblica. La fascia tricolore non è un ornamento folcloristico: è l’emblema dello Stato italiano, il vessillo dell’unità nazionale, la sintesi visiva della nostra identità condivisa.
Rimuoverla pubblicamente, durante la cerimonia ufficiale del passaggio di consegne, per indossare un medaglione tirolese, significa anteporre una simbologia localista – e non sempre inclusiva – all’appartenenza statuale. Significa iniziare un mandato istituzionale con un gesto divisivo. E chi rappresenta una comunità non può permettersi, mai, di dividere.
La questione non è di protocollo. È di rispetto.
La neo-sindaca di Merano ha provato a minimizzare: si tratterebbe, a suo dire, di un'usanza locale, e in futuro indosserà la fascia quando previsto dal cerimoniale. Ma il punto non è quando la indosserà. Il punto è che ha scelto di toglierla proprio nel momento in cui avrebbe dovuto sentirne il peso, il significato, la responsabilità. Chi rappresenta una città, soprattutto in una provincia complessa come quella di Bolzano, dovrebbe essere il primo custode del patto nazionale che tiene insieme Nord e Sud, montagna e pianura, città e borghi.
Questo è un tema che va ben oltre il singolo caso. È una questione culturale. È il segno tangibile di una politica che sta perdendo il senso del proprio ruolo. Una politica che si arrende al tribalismo locale, che abbassa il livello della rappresentanza e che smarrisce la bussola istituzionale.
Il paradosso altoatesino
La Provincia Autonoma di Bolzano, che conta circa 530.000 abitanti, è composta da 116 comuni. In ciascuno di essi siede un sindaco italiano, tedesco o ladino. Ma anche in questo contesto trilingue e autonomo, il tricolore è e resta il simbolo della Repubblica Italiana. Ogni sindaco – lo impone la legge – viene proclamato con la fascia tricolore. E se anche ci fosse un dibattito culturale sulle identità plurime dell’Alto Adige, non può essere certo un sindaco, in una cerimonia ufficiale, a riscrivere unilateralmente la grammatica delle istituzioni.
Il medaglione, storicamente legato alla tradizione tirolese, può avere un ruolo simbolico, folclorico, identitario. Ma mai sostitutivo. E men che meno sostituente del simbolo che lega i comuni di Merano, di Bolzano, di Laives o di Vipiteno al resto d’Italia. La fascia tricolore non è una concessione. È una prerogativa dello Stato. È lo scettro del sindaco, che lo si voglia o no.
I danni invisibili: la sfiducia come normalità
Se un amministratore non rispetta il proprio ruolo, se nei primi istanti del proprio mandato sceglie di marcare le distanze da ciò che rappresenta, allora si innesca un meccanismo pericoloso. Si scivola nel relativismo amministrativo. Si rende ordinario l’eccezionale. Si apre un varco alla sfiducia – già diffusa – dei cittadini nella politica.
Ogni gesto non rispettoso del proprio ruolo istituzionale produce un abbassamento della qualità democratica. E lo fa in modo silenzioso, ma implacabile. Si chiama erosione della fiducia. Ed è il primo passo verso la delegittimazione delle istituzioni. Non serve essere contro l’autonomia per dirlo. Serve solo onestà intellettuale.
Una politica che si meriti di essere rispettata
Oggi più che mai serve una classe dirigente che non giochi con i simboli. Che non si vergogni del tricolore. Che sia all’altezza del compito. E che ricordi, sempre, che rappresentare un popolo – piccolo o grande che sia – non significa fare ciò che si vuole, ma custodire ciò che si è.
Non bastano le leggi. Servono cultura, coraggio e senso delle istituzioni. Quello che è mancato nei primi minuti del mandato della sindaca Zeller.
E che, temo, mancherà ancora a lungo, se non rialziamo il livello della politica. E se non torniamo a rispettare – nel profondo – ciò che il tricolore rappresenta.
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